Black Mirror, perché (ri)vedere Loch Henry è un’esperienza terrificante

“Sono passati anni da quando sono stata di fronte ad una videocamera”, dice Janet. Pia ride, noi un po’ meno.

Ma lo scambio più eccezionale, alla luce dei fatti, è quando Davis spiega alla madre che il padre non aveva un’attrezzatura così complessa quando girava, perché “non filmava per mandare in diretta”.

E Janet risponde, ridendo tra sé: “Te lo immagini?”

Noi sì, ce lo immaginiamo. E abbiamo i brividi.

Giù la maschera

Dalla scena dell’ospedale in poi, è tutto un crescendo di tensione. Anche chi fino ad ora (alla prima visione) non aveva avuto sospetti, ora sicuramente li ha. La porta di dimora che si chiude, Janet e Pia rimangono sole, la preparazione metodica in cucina dello sheperd’s pie, i coltelli.

Ed eccola entrare, la Janet del passato, con la maschera, completo sadomaso e trapano. Per quanto possiamo rivedere la scena due, tre, quattro, infinite volte, ci farà sempre orrore. L’espressione di puro godimento sadico, i movimenti erratici, le urla delle vittime.

Torniamo al presente e ora tutti possono riconoscere la maschera appesa vicino alla foto di Kenny. “Ci siamo divertiti così tanto, insieme” dice Janet a Pia terrorizzata. Tutti sanno quali sono le immagini che passano per la testa di Janet quando ricorda il divertimento.

Siamo arrivati al congedo di Janet, che ci lascia non senza alcune perle finali (il sorriso nostalgico di fronte alle polaroid, il biglietto con i fiorellini nel quale lascia affettuosamente l’eredità al figlio).

E noi rimaniamo lì, esattamente come Davis alla fine dell’episodio. Mentre tutti festeggiano rumorosamente il successo del documentario, noi stiamo ancora cercando di digerire tutto quello che abbiamo appena (ri)visto e ci penseremo ancora per giorni.

Addio, Janet. E addio, sheperd’s pie: non riusciremo più a guardarti con gli stessi occhi.